Va verso la sentenza il processo di primo grado sui rimborsi in Regione Lombardia, che coinvolge 57 tra consiglieri ed ex consiglieri, il cosiddetto procedimento “spese pazze”.
“L’attività istituzionale non si fa al ristorante ma nelle sedi istituzionali”. Lo ha affermato in aula questo pomeriggio, mercoledì 8 marzo, il pm Paolo Filippini, nella sua requisitoria al processo a carico di 57 tra consiglieri ed ex consiglieri della Regione accusati di peculato e alcuni di truffa.
Chieste 56 condanne e un’assoluzione, per un totale di 145 anni di carcere, oltre che l
Il pm, che ha parlato di “incoerenza delle spese” e della mancanza di qualsiasi giustificativo adeguato alle norme della pubblica amministrazione, ha sottolineato come gli incontri di sera, una delle voci di spesa frequenti, “non sono istituzionali”. Inoltre ha aggiunto, che i “banchetti” serali con più persone “sono tutte esigenze di partito” e non istituzionali.
Nel ritenere “ingiustificati” questi e altri rimborsi, il pm ha sottolineato che ciascun consigliere oltre ad aver percepito 8.500 euro al mese per “le funzioni”, aveva in busta paga un’indennità di 6.000 euro tra diaria e spese di missione “omnicomprensive”.
Tra le richieste di condanna, l’accusa ha chiesto 3 anni per l’ex consigliere regionale leghista di Rovato, e oggi vicesindaco della capitale della Franciacorta, Pierluigi Toscani.
Oltre a lui sei bresciani coinvolti: chiesti tre anni per Quadrini dell’Udc (e Toscani), due anni e due mesi per Monica Rizzi e Alessandro Marelli, della Lega, e per Margherita Peroni di Forza Italia; due anni e dieci mesi per Enio Moretti (Lega), un anno e dieci mesi per Vanni Ligasacchi (Forza Italia).
Per tutti è stata inoltre proposta dai pm l’interdizione dai pubblici uffici.
Si ritorna in aula il prossimo 19 aprile quando parlerà l’avvocato della Regione parte civile e poi cominceranno le difese
Tutti muti i signori leghisti di Rovato?
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