Riceviamo da Auser Rovato. Appuntamento venerdì sera in Biblioteca:
MATTEO LOCCI OVVERO GESUINO NEMUS
SCRITTORE DI JERZU
Gesuino Nemus è uno scrittore esordiente di 58 anni che in realtà si chiama Matteo Locci. Emigrante di Jerzu, abita a Milano da molti anni. Nella sua esistenza ha fatto davvero tutto: «Ventotto lavori, dal contadino all’attore all’operaio all’editor per le case editrici – Poi è successo, dice, che a 55 anni mi sono trovato a piedi, fuori dal mercato del lavoro e mi sono chiesto: cosa so fare? So scrivere, ho questo dono, ho scritto per anni tante cose firmate da altri. E allora ho capito che era il momento di far venire alla luce quel romanzo che tenevo nel cassetto da anni». Nelle motivazioni la giuria del Campiello, presieduta da Ernesto Galli dalla Loggia, parla di un «sorprendente esordio», una «voce ricca di affabulazione di un romanzo saporosamente antropologico in una ambientazione subito presentata come poco normale così come tutti i personaggi» e di «orchestrazione davvero sapiente che approda a un finale insospettato e inatteso».
Qualcosa di speciale deve avercela davvero, visto che «sono stato preso subito dalla Elliot – afferma Locci – e qualche giorno dopo aver firmato il contratto ho ricevuto una serie di chiamate dalle altre case editrici che mi proponevano a loro volta di firmare. Tra l’altro la mia editor ha scoperto il mio vero nome solo al momento della firma del contratto, ero rimasto molto riservato, non sono mai stato uno che si infila dove non lo invitano. E pur usando internet, non ho profili sui social network. Principalmente perché per stargli dietro ci vuole un casino di tempo».
Gesuino Nemus in realtà non è uno pseudonimo ma un eteronimo: «Un vezzo che mi concedo, come faceva Pessoa – spiega –, ho fatto firmare il libro al personaggio principale, poteva essere anche un Fabrizio Cossu. “La teologia del cinghiale” è un giallo che parte dalla fine degli anni Sessanta e arriva fino ai giorni scorsi, ambientata nei Tacchi d’Ogliastra, con due bambini coinvolti nella misteriosa
morte di due uomini. Tutto nei luoghi dove Locci è nato e che ha dovuto ben presto abbandonare ma che ritrova ogni anno: «Ero il maggiore di sei fratelli in una famiglia con pochi mezzi – dice ancora –, ho capito che per andare avanti serviva un lavoro. Mi sono fatto il mazzo non mi sento un eroe, ho fatto quello che fa il novanta per cento degli italiani. Torno sempre a Jerzu, ci sono ancora mia madre e le mie sorelle, ho ancora la casetta dove viveva mia nonna. In campagna, qualche chilometro fuori dal paese. Fosse per me vivrei sempre lì.
Auser Insieme Rovato e la Biblioteca Cesare Cantù sono lieti di invitarvi alla presentazione di
GESUINO NEMUS VENERDI’ 16 NOVEMBRE 2018
PRESSO LA BIBLIOTECA CESARE CANTU’ (Corso S. Bonomelli)
DOVE PRESENTERA’ LA TEOLOGIA DEL CINGHIALE
CON IVANO BIANCHINI E MARIOLINA CADEDDULEGGE ALCUNI BRANI MICHELE CELONI