Tino Buffoli scrive (clicca qui) e il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti…risponde.
Riceviamo e pubblichiamo dal primo cittadino della capitale della Franciacorta questa missiva.
Per scriverci: rovatopuntoorg (at) gmail.com
Caro Tino. Lo sai fare benissimo.
Intanto non siamo a Macondo o in un qualche villaggetto sperduto della Lapponia. Siamo a Rovato. E ti posso assicurare, caro Tino (ma dovresti già averlo imparato visto la lunga esperienza politica maturata nel passato), che le questioni in ballo a Rovato non sono tre, come vai ripetendo ossessivamente da qualche anno, ma un po’ di più, così tante che non ci stanno sui diti di due mani.
Mi spiace che la tua visione sia così limitata, ridotta, ristretta, esigua, incompleta, modesta e parziale e non va oltre il tuo naso. Ma soprattutto che tu abbia una unica ragione: quella di colpire ogni pensierino ed ogni azione portata avanti dal sottoscritto. Che in quanto Sindaco di oggi diventa, seconda una tua personalissima visione, sine dubio, il responsabile di tutte le azioni e le scelte degli ultimi 30 anni (facciamo 50), comprese le tue. Per fortuna ogni tanto hai la bontà di accostarmi all’operato dell’ex Sindaco Manenti, col quale riesco almeno a condividere un po’ di pesteecorna gratuite. Ma anche qui, caro Tino, nell’accostamento strampalato dimostri una enorme incapacità di discernimento e di libero giudizio, dovuta sempre al paraocchi della parzialità e al senso unico di cui sopra.
Devo pensare che la tua esperienza politicoamministrativa sia stata davvero traumatica, ingenerandoti pensieri torbidi un giorno sì e l’altro anche, e facendoti perdere quel buon senso e quell’equilibrio e soprattutto quel buon umore che dovrebbe essere la caratteristica della gente di grande esperienza quale sei tu. Perché va bene la critica, ci sta l’osservazione, e anche il va a cagare ogni tanto, ma quello che fa il Sindaco, stai sicuro, non può devastare ne cambiare il mondo, che rimane comunque bello e da vivere con serenità, anche perché questo è l’unico che conosciamo (per ora…).
E davvero mi dispiacerebbe essere corresponsabile di tanta tristezza e preoccupazione. E’ pur vero che con alcune azioni ho ingenerato depressione e malinconia in taluni personaggi, e anche bruciore di sedere in abbondanza in altri, ma resto una persona normale e mediamente buona e tranquilla, mediamente seria e certamente non triste, anzi a volte addirittura un cicinin brillante (soprattutto quando bevo bene).
Allora non vedo quale sia la ragione di incaponirsi e rattristarsi e deprimersi e demoralizzarsi per le azioni del tuo Sindaco. La vita è bella, il mondo è bello. Rovato è bellissima pur con i problemi che quelli prima di me (te compreso e insieme a te i tuoi amichetti) non sono stati capaci di risolvere e che io non potrò risolvere. O che potrò affrontare e forse risolvere solo in parte, oppure ulteriormente peggiorare come hanno fatto sempre alcuni degli amichetti di prima.
E non si deve mai perdere la speranza, non tutto è perduto. Va ricordato, come mi ricordò quella bella signora emigrata dal Comune di cui nessuno sente la mancanza, che il sindaco è per definizione il rappresentante della città pro tempore ovvero ‘per un certo tempo’, temporaneamente. Quindi cambia, transita, viene sostituito, se ne va, alza i tacchi, sparisce. Come infatti sono spariti alcuni di quelli che mi hanno preceduto, di cui molti dei tuoi amichetti, e per fortuna.
Vedi… anch’io come te in un certo periodo vedevo nero. Ma sono andato avanti lo stesso. Ho continuato a dormire serenamente e a svegliarmi la mattina, e a farmene una ragione, compreso quella dei 7 voti. Anche perché, detto fuori dai denti, il compito del Sindaco è sicuramente quello di ascoltare tutti, ma le decisioni sono responsabilità mia, il muso ce lo metto io, e quindi faccio come meglio credo. E posso rassicurarti che le tue osservazioni non sono così affascinanti da ribaltare i miei giudizi e i miei atteggiamenti.
In definitiva, e con il massimo rispetto che si deve ad un qualsiasi cittadino rovatese pure ex amministratore, ti dico sinceramente che quello che dovevi dare al paese, lo hai dato nei modi, nei tempi, e nei ruoli che furono. Forse è arrivato il momento di metterci una pietra sopra, di scrivere la parola fine, di appendere al chiodo strani pensieri di insofferenza e prendere atto che i deputati alle prediche sono altri. Oppure, potrebbe essere un’idea, tiri su le maniche e le braghe e ti rimetti in gioco fra un anno. C’è sicuramente spazio anche per te.
Ma ho assaggiato il tuo vino che mi hai regalato. E’ buono, e lo sai fare benissimo.