Dopo la rubrica “Caro sindaco ti scrivo…” (clicca qui per rileggerla), torna su Rovato.org la voce (e la penna) di Agostino “Tino” Buffoli, già esponente politico e vicesindaco di Rovato ai primi anni Novanta, che ragiona sul passato, presente e…futuro della capitale della Franciacorta.
Una nuova rubrica di pensieri e riflessioni sulla “nostra” Rovato, pubblicata su Rovato.org
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La qualità dell’aria a Rovato non è delle migliori. Da dati di rilevazione, il livello di pm2 si attesterebbe sulle 62 unitàug/m3per 40 appena consentite e in certe ore di punta o di transito sostenuto in direzione del Lago e dei Centri commerciali, si possono osservare in Corso Bonomelli file di autoveicoli obbligati a procedere a passo d’uomo con relative venefiche emissioni.
Queste code finiscono per impattare anche sul traffico delle vie che vi si immettono. Il risultato è spesso un’aria irrespirabile. Compete ad un’ Amministrazione responsabile la tutela della salute e sarebbe buona cosa tenere monitorato il livello delle polveri sottilipereventualmente adottare provvedimenti adeguati. Fossimo una città di trentamila abitanti, scatterebbero automaticamente le limitazioni al traffico predisposte dalla Regione, ne abbiamo dieci mila in meno ma è attendibile pensare che il traffico sul Corso, in certe giornate e ore, sia paragonabile a quello di una ben più popolosa Città. Sarebbe utile sistemare una centralina di rilevazione per aver la giusta consapevolezza del fenomeno.
Comuni virtuosi l’hanno fatto, altri pur al di sotto dei trentamila abitanti, aderiscono volontariamente alle misure regionali per il contenimento del PM10 e la Regione incentiva queste adesioni.La salute è un bene primario da presidiare e una vasta letteratura si fa carico di indicare le conseguenze negativedell’inquinamento atmosferico, causa prima di patologie delle vie respiratorie e cardiovascolari a danno, in particolare, di bambini ed anziani.
Altra inerente questioneche anche incide non poco sulla qualità dell’abitare bene, è la situazione viariache non incentiva i cittadini ad andare a piedi o in bicicletta. Bisognerebbe disporsi ad una sorta di dovere: provassimo a percorrere le vie del Centro (ma non solo) accompagnando un disabile in carrozzella o solo spingendo un passeggino con a bordo un bambino. Ci renderemmo conto della difficoltà e spesso della impossibilità di poterlo fare. Due esempi per tutti: proviamo questi esercizi nella centralissima via XX settembre magari quando piove,ci serviamo dell’ombrello e ancor più quando troviamo esposti i raccoglitori della carta e dell’umido, oppure dirigetevi alla strettoia di via Calca se volete mettere a repentaglio la vostra incolumità. Se poi ci portiamo nella strada a doppio senso di via IV novembre, dove pure affaccia l’Asilo e il Nido d’infanzia,ci renderemmo conto del costante pericolo che corrono bambini e genitori costretti ad attraversare senza nemmeno un dissuasore che rallenti la velocità delle automobili.Ma sono solo esempi.Viceversa, la recente sistemazione a senso obbligato di via Lorenzo Gigli dimostra come sia possibile cambiare decisamente in meglio. Forse è venuto il momento di affrontare la risistemazione viaria del Centro con sensi unici che permetterebbero lo snellimento del traffico, realizzazione di marciapiedi e percorsi ciclabili.
Questa è una tendenza irreversibile e generale verso la quale si sono mossi e si stanno muovendo tutti i comuni che hanno a cuore il miglioramento dei loro livelli qualitativi.Il traffico nella nostra Città andrebbe comunqueindagato per capirne i flussi, interpretarne le cause e attraverso queste conoscenze poter adottare accorgimenti. Altre amministrazioni hanno proceduto in tal senso mediante interviste o affidando il compito a società specializzate. Si deve anche tener conto delle opportunità offerte dal sistema di tangenziali di cui Rovato è stato saggiamente dotato negli anni passati, in grado di dirottare il traffico esterno nelle diverse direzioni.
Sempre in tema di contenimento del traffico, fin d’ora e a buon intuito, si potrebbe ragionare sull’utilità di un servizio di pullman che colleghi la Stazione con il Centro fino al parcheggio del Foro Boario e magari oltre, con soste intermedie. Questo servizio per molti anni fu attivo prima che lo vanificasse la diffusa motorizzazione. Adesso la congestione della circolazione di mezzi stradalidei nostri giorni,potrebbe suggerire una sua ricostituzione.
Dopo la soppressione della tratta Rovato Città – Stazione, le Ferrovie Nord stanno provvedendo con un servizio sostitutivo di pulmini. Fosse possibile razionalizzare meglio, le iniziative della Società ferroviaria potrebbero coincidere con una sperimentazione del Comune, visti anche i buoni risultati del parcheggio per le biciclette in corrispondenza con la stazione ferroviaria. Anche per le frazioni bisognerebbe iniziare a ragionare su un organicocollegamento. Infatti se è vera la necessità di dotarle di quante più possibili opportunità, è sempre utile ragionare in termini di economia di scala, considerando comunque che certi commerci e servizi non possono prescindere dalla composita realtà del Centro.
Le considerazioni che si pongono, lungi da affascinare e ribaltare giudizi e atteggiamenti di chicchessia, aprono a ragionamenti e progetticertamente molto più faticosi di altri, pure non più eludibili. Se le attenzioni e la cura delle manutenzioni sono un dovere necessario, altrettanto importante è la capacità progettuale di un’Amministrazione virtuosa e competente.
Tino Buffoli.
Maggio 2019
Sul 25 aprile:
Il 25 aprile scorso, hanno avuto luogo le annuali Celebrazioni. Assente il Sindaco, nel Sacrario dei Caduti l’Assessore Simone Agnelli ha letto un significativo discorso. Altrettanto di pregio è stato l’intervento della Rappresentante dell’A.N.P.I.
Ma a dar carattere alla manifestazione è stata la testimonianza del Signor Gian Luigi Pedrali (Carletto) che ha riportato alla luce, nei termini fedeli degli accadimenti, il luttuoso incidente avvenuto a Rovato nei giorni concitati della Liberazione presso la Stazione, dove trovò la morte suo Padre Carlo, rendendolo orfano all’età di due anni.
La parte più toccante del commovente racconto è l’accenno all’incontro, pochi anni dopo la tragedia, di due vedove: la moglie del partigiano rovatese ucciso e quella del soldato tedesco caduto nello stesso istante e frangente. La donna, anch’essa con un figlio piccolo, era venuta fin qui per riportare la salma del marito in Germania. Accomunate nel dolore, le due vedove e madri si parlarono.
Questo fatto ora riemerso dalla memoria, assume oggi un significato di valore universale tanto grande che bisognerebbe sentire il dovere di perpetuarne il ricordo, nel segno della riconciliazione e del rifiuto di ogni guerra e violenza.