Riceviamo e pubblichiamo da “Tino” Buffoli, già vicesindaco di Rovato:
“Lungo via Bettini, la strada che porta verso la Chiesa di Santo Stefano e il Convento dell’Annunciata, appaiono in tutta la loro evidenza, le rovine di quello che fu l’Istituto assistenziale dell’ Orfanotrofio femminile fondato dal reverendo Don Carlo Angelini più di un secolo e mezzo fa. Lo stabile, privo del tetto, esposto alle intemperie, non si sa per quanto tempo ancora potrà reggere. Nemmeno si conosce se sia stato messo in sicurezza e il logoro, vago cartello che informa di lavori di sistemazione, non rivela a quanto tempo ormai risale. Lo stato di abbandono si coglie anche nel cortile, negli spazi vicini e nell’insieme, il desolante spettacolo è una ferita in una delle zone più suggestive della Città.
Questo immobile è riconducibile alla Fondazione omonima, governata da un Organo amministrativo autonomo, nominato dal Sindaco.
Fatta salva la Comunità educativa “Pane e Sale” nella cascina sull’altro fronte della strada, nata dalla Collaborazione fra l’Istituto Palazzolo e le Suore Poverelle che svolge una attività propria, l’iniziativa coltivata dal Consiglio di Amministrazione fra i muri dei pochi locali non danneggiati, è la gestione di un progetto che fa il verso al “banco alimentare”, per cui vengono recuperati da mense e super mercati alimenti ancora commestibili ma in scadenza per essere donati a persone bisognevoli.
Sui buoni propositi non vi è nulla da eccepire non fosse che lo Statuto della Fondazione non prevede attività del genere. Infatti le finalità dell’Ente sono eminentemente educative, rivolte all’infanzia e quanto attualmente vi si svolge non è in sintonia con gli scopi della Istituzione. Lo dovrebbe sapere il Sindaco che provvede alla nomina degli Amministratori, lo dovrebbero sapere il Consiglieri dell’Ente e lo dovrebbe sapere la ASL che è preposta alla vigilanza sulle Fondazioni.
Invece è proprio una delibera del Comune che legittima questa situazione difforme organizzandone l’attività e finanziandola, non solo provvedendo ai beni strumentali ma fornendo denari per pagare (sic!!) “volontari – dipendenti”
Mi auguro che prevalendo il buon senso, ci si renda conto che non si può giustificare l’esistenza in vita di un Ente ormai vuoto degli scopi statutari, deputando il Consiglio ad attività che nulla hanno a che fare con gli ordinamenti, esponendolo a possibili responsabilità.
Nell’attesa di ravvedimenti la vera domanda da porsi è per quanto tempo ancora resisterà la struttura prima che crolli. Le risorse dell’Angelini consistono nel solo patrimonio immobiliare e preminentemente in questo stabile diroccato per il quale, come oggi, non sono a disposizione mezzi economici e nemmeno idee sul che farsene.
Seppure la Fondazione goda di autonomia, è impensabile che trovi in se mezzi ed idee. Toccherà al Comune preoccuparsi del problema poiché la questione dell’Angelini, esiste in tutta la sua corposità, non è più eludibile e nemmeno può essere lasciata per anni ancora nell’oblio, nella dubbia gestione e fino alla completa distruzione dell’edificio.
Nelle storie rovatesi spicca un encomiabile esempio: la fusione di due Istituzioni accomunate per finalità di cura e assistenza ai “poveri vecchi indigenti”. Una fondata dal Personaggio storico che molto diede lustro a Rovato: il Cantù; l’altra da un Prelato di chiara fama e virtù: il Lucini. I rispettivi Istituti, per volontà dei protagonisti, furono estinti perché ne nascesse uno nuovo, più ricco e prestigioso: il Lucini-Cantù che capitalizzando e unendo i patrimoni, ottenne alla Città l’omonima Residena Sanitaria, ora anche in via di potenziamento.
Dai buoni esempi si potrebbero trarre ammaestramenti considerando che accomunate da finalità volte all’istruzione e all’assistenza dei minori, ora presenziano in Rovato centro due fondazioni: l’Angelini e la IV novembre.
Le due realtà analogamente potrebbero essere fuse creando così una concentrazione di patrimonio da poter reinvestire in rinnovate iniziative. La Legge consente e disciplina aggregazioni di questa natura.
Mi rendo conto che un siffatto disegno non sia comune ma si pone in una indilazionabile esigenza: quella di affrontare due problemi che lungo gli anni si sono arenati nelle “rimozioni” della politica rovatese: L’Istituto Angelini che dotato di patrimonio ha esaurito gli scopi fondanti; La Fondazione IV novembre riguardo alla quale da troppe legislature politici di ogni formazione e tendenza hanno eluso l’attenzione.
La Fondazione della IV novembre ha un sicuro punto di forza: non se ne può fare a meno, pena la messa in crisi di tutto il sistema delle Scuole dell’infanzia. Infatti accogliendo circa un centinaio di bambini nelle 4/5 sezioni è un attore indispensabile. Accoglie inoltre l’Asilo nido più frequentato della Città che opera in sinergia con la Scuola e la sezione Primavera per bambini dai 2/3 anni. Ma con tutto ciò, è una struttura vecchia che ha fatto il suo tempo e non risponde più alle dovute esigenze, bisognevole di ricorrenti manutenzioni, stretta fra strade trafficate, priva di parcheggi.
Altrettanto ha un insito punto di debolezza: non dispone autonomamente del proprio bilancio. Infatti, dovesse applicare rette a garanzia di ricavi corrispondenti almeno alle spese di gestione, si troverebbe in difficoltà a sostenere il confronto con le altre scuole e meno che meno con la Materna Statale di via Cesare Battisti.
Fin tanto che vigeva la convenzione Comunale che valeva per tutte le Scuole dell’infanzia, a fronte dell’impegno di applicare rette concordate con il Comune, la IV novembre, poteva contare su corrispondenti rimesse che colmavano i disavanzi.
Dal momento che questa Convenzione è stata abolita e ogni Scuola è libera di adottare rette proprie, si è aperto uno scenario nuovo e anche imprevedibile: Gli utenti della Statale, sono ora beneficiati da rette basse per la ragione che il personale docente è pagato dallo Stato. Le altre Scuole, ma in particolare la IV novembre che è la più esposta e frequentata, devono invece fare i conti con i costi delle insegnanti e degli altri necessari dipendenti che arrivano a coprire anche oltre l’80% del totale.
Con ciò, gli introiti della Scuola IV novembre, non garantiscono il pareggio del Bilancio. Ne deriva l’accumulo, anno dopo anno, del passivo. Come dire che la revoca della Convenzione ha tagliato gli ormeggi, lasciando ad un incerto destino la centenaria Scuola.
Se questa scelta sia stata atto imprevidente o preordinato disegno non sappiamo e una spiegazione sarebbe doverosa poiché, al di fuori di ipotesi preoccupanti, risultano chiare anche a chi non è uso pensare troppo, le conseguenze rovinose che ne sono derivate e che ancor più ne deriveranno le quali, senza porvi rimedio, porteranno presto la Fondazione IV novembre al defaut.
Su un altro versante c’è da chiedersi quello che potrebbe accadere se a causa delle convenienze economiche, le iscrizioni alla Scuola materna statale superassero significativamente i posti a disposizione. Quali criteri di priorità poi adottare?
In attesa di capire, un dato certo è che per il prossimo anno scolastico sono iscritti alla Scuola più di cento bambini. Alle loro famiglie, bisogna dare certezza che le attività proseguiranno regolarmente e questo sarà possibile solo se la gestione finanziaria sarà messa in sicurezza provvedendo, prima della riapertura dell’ anno scolastico, al ripiano delle perdite fin ora accumulate di all’incirca a 150.000 euri. Nel proseguo, bisognerà poi, comunque che fra l’Amministrazione comunale e le Fondazioni con attività di Scuola dell’infanzia, si concerti un accordo che garantisca a queste ultime la certezza di una possibile gestione finanziaria.
La prospettiva tragica sarebbe che il Comune tergiversasse, considerando l’imminenza delle elezioni nella primavera prossima, lasciando la Scuola in balia di problemi che non sarebbe in grado poi di gestire.
Tornando al contesto, è fuor di dubbio che una Città come Rovato ha ormai bisogno di una Scuola materna nuova, in alternativa alla IV novembre. Ovvero di un presidio multifunzionale che oltre alla Scuola accolga l’Asilo Nido ed eventualmente accentri altre attività dedicate all’infanzia. Ciò nasce anche dalla constatazione che la Scuola Materna Statale di via Cesare Battisti, non è comunque in grado di soddisfare le intere esigenze.
Un tale disegno, sotto la regia del Comune, senza ipotecare forme gestionali, potrebbe sostanziarsi mediante la riconversione dei beni patrimoniali delle due Fondazioni una volta diventate unico Ente.
Le obiezioni possono essere diverse, partendo dalla difficoltà che presuppone un progetto così ambizioso ma legalmente attuabile. Però è anche vero che non possono passare altri sindaci ed altre amministrazioni lasciando le cose così come stanno: una IV novembre in una sede vecchia e inadeguata, verificato che in cambio una scuola nuova è necessaria: l’Istituto Angelini vuoto di finalità statutarie il cui patrimonio è lasciato alla rovina.
Per ultimo viene da considerare che se si vuole cogliere un obiettivo, alla fine lo si raggiunge sbaragliando ogni difficoltà. Basti pensare a quanti sforzi, a quanto spreco di risorse a quanti artifizi si è dovuto ricorrere per tentare di chiudere il cantiere della caserma della Finanza che da anni angustia, sempre sperando che si riesca a concludere una vicenda che quando sembra chiusa, rischia sempre di riaprire.
In una Città normale, già governata da chi per vocazione si crede sensibile alle questioni sociali, doveva prevalere un pensiero normale: le Caserme sono dello Stato, le Scuole dei Comuni.
Tino Buffoli”.