Un altro impianto di trattamento rifiuti alle porte di Rovato: 180mila tonnellate l’anno a Cazzago, nell’area della Bonfadina.
Niente effetto Greta Thunberg in Franciacorta: l’unica politica messa in campo sui rifiuti resta interrarli, con buona pace di tutte le parole spese su “Franciacorta”, turismo e dintorni.
Il Tar di Brescia ha respinto la richiesta di Legambiente Lombardia e Legambiente Franciacorta di togliere l’autorizzazione, data dalla Provincia di Brescia all’interno del Piano Cave, a un impianto di trattamento rifiuti dentro l’area della Bonfadina, sotto il territorio di Cazzago, ma confinante con Rovato.
Richiesta avanzata dalla ditta Bettoni, come si vede nell’immagine (diffusa un paio d’anni fa dal Partito democratico di Rovato) e che prevede, in una zona di 21 mila metri quadrati, il trattamento di 180mila tonnellate all’anno di macerie edilizie, miscele e terre bituminose.
I giudici hanno accolto la tesi di Legambiente che si tratti di un’area già pesantemente degradata dal punto di vista ambientale, ma togliere l’autorizzazione cozzerebbe con il “principio di proporzionalità, ossia scaricherebbe su una nuova attività economica gli oneri e la responsabilità dell’inquinamento provocato in precedenza da altri fattori stressanti”.
Per ridurre l’impatto delle polveri, la risposta del Tar è quella di “dispersori d’acqua, irrigatori mobili, cannoni nebulizzatori”, oltre alla “periodica bagnatura e pulizia dei piazzali e delle aree di manovra”. Pure sul traffico, i giudici ritengono che “aumentare di dieci veicoli l’ora il traffico già normalmente presente sulla sp 51 possa essere considerato trascurabile”. Infine il rumore, da ridurre con “l’introduzione nel progetto di barriere anti-rumore”.
Ora Legambiente studia la possibilità di un ulteriore ricorso, stavolta al Consiglio di Stato.
Nel frattempo la popolazione si dovrà sorbire un nuovo impianto di rifiuti, proprio alle porte nord-orientali di Rovato.
La politica? Ancora una volta…non pervenuta.